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venerdì 19 aprile 2013

Decreto pagamenti: aggredibili stipendi e pensioni


Una lacuna normativa permetterebbe ad Equitalia di pignorare tutto il conto corrente

Necessarie regole ad hoc – Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate in occasione dell’audizione presso il Governo nell’ambito dei lavori su decreto sui pagamenti, ha confermato in pratica che Equitalia può effettuare il pignoramento su tutto il conto corrente. In mancanza di una norma che dia la possibilità alle banche di scorporare dal conto corrente lo stipendio o la pensione dalle altre voci, tutto il contenuto sarebbe pignorabile in modo indiscriminato, e lo stesso direttore dell’Amministrazione Finanziaria ha espresso la necessità di stabilire delle regole specifiche. Il direttore ha smentito quanto in precedenza era stato dichiarato da Equitalia, ovvero che la stessa non può conoscere prima quello che viene depositato sul conto corrente, però adotta gli eventuali correttivi del caso, in presenza di una richiesta da parte del contribuente che comprovi che sul conto corrente confluisca solo la pensione, la stipendio o altra indennità.

Assenza di una norma specifica - Tale orientamento da parte da parte dell'Agenzia delle Entrate viene giustificato dal Direttore, per la presenza di una lacuna normativa ovvero la mancanza di una norma esplicita, che permetta agli istituti bancari di scorporare ciò che affluisce nei conti correnti, quindi fa sì che Equitalia debba mettere le mani sull'intero saldo e non solo sul quantum dello stipendio o della pensione.

La compensazione dei crediti – Per quanto riguarda la compensazione dei crediti commerciali non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati al 31 dicembre 2012 verso la P.A. (Stato, enti pubblici nazionali, Regioni, enti locali ed enti del servizio sanitario nazionale), il decreto consente ai contribuenti-creditori di utilizzare queste somme per il pagamento di quanto dovuto in base agli istituti definitori della pretesa fiscale e deflativi del contenzioso tributario. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha affrontato il tema della compensazione dei crediti commerciali con i debiti fiscali, ovvero la possibilità di utilizzare i debiti delle pubbliche amministrazioni per compensare le somme dovute in base agli istituti definitori della pretesa tributaria e deflattivi del contenzioso tributario.

Trattenuta dal proprio gettito 
- In materia di rimborsi d'imposta, il tetto previsto per la compensazione tra crediti e debiti fiscali è di 516 mila euro, e in proposito lo stesso direttore ha affermato che una volta certificato il credito tramite la piattaforma telematica dell'Agenzia, nel caso in cui gli enti debitori, come le Regioni e gli enti locali, non versino all'Agenzia l'importo usato in compensazione, le somme saranno recuperate dall'ente stesso mediante trattenuta dal proprio gettito tributario. L'Agenzia comunicherà al Ministero dell'Interno e dell'Economia e delle Finanze, l'importo dei crediti non recuperati a carico degli enti, affinché si provveda a trattenere le somme dai trasferimenti dovuti dallo Stato agli enti stessi a qualsiasi titolo. Il nuovo meccanismo della compensazione, afferma Befera, potrà contribuire ad accrescere il ricorso definitorio della pretesa tributaria, anche se ad oggi è difficile quantificarne l'entità. Befera ha inoltre evidenziato che nell'esercizio 2012, circa 234 mila contribuenti hanno utilizzato gli istituti dell'adesione e dell'acquiescenza per definire circa 265 mila accertamenti emessi dall’Agenzia ai fini delle imposte.
Autore: Redazione Fiscal Focus

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