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lunedì 5 agosto 2013

Equitalia: le armi di difesa del “decreto del fare”

Più facili i pagamenti dilazionati, alzata a 50 mila euro la soglia per i pignoramenti delle case

Difendersi da Equitalia - Con il cosiddetto “decreto del fare” i contribuenti hanno più strumenti per difendersi da Equitalia. Un primo passo in avanti è stato fatto con la tutela della propria abitazione, infatti la soglia di pignoramento è stata alzata a 50 mila euro, e in nessun caso può avvenire pignoramento se vi è una rateizzazione, secondariamente (ma non meno importante) vi è una maggiore possibilità di gestire le rateazioni.

Una soglia più alta – La novità più importante prevista dal Governo consiste nell’aver alzato da 20 mila euro a 50 mila euro la soglia di importo per ottenere la rateazione automatica, ovvero senza dover allegare alcuna documentazione per dimostrare una situazione di difficoltà economica. Questa costituisce un’importante agevolazione se si pensa che all’atto della richiesta di rateazione è possibile anche proporre un piano di dilazione a rate variabili e crescenti anziché a rate costanti come un tempo.

Cosa succede sopra i 50 mila euro - Sopra i 50 mila euro la storia cambia. In particolare si può optare per le rate solo dopo aver presentato l’ISEE. Il mancato pagamento di una sola rata non determina la decadenza della dilazione, soltanto nel caso in cui non vengano versate due rate consecutive, infatti si perde il beneficio del rateizzo e il debito dovrà essere versato subito e in un’unica soluzione. Per questo si può anche in un secondo tempo se sopraggiunge un’ulteriore difficoltà economica chiedere altre rate.

Possibile compensare – I debiti scaduti si possono compensare (Iva, Irpef, e altre imposte), debiti e crediti si possono incrociare purché ci sia un F24 a dimostrarne l’esistenza.

I ricorso al giudice – È possibile, ogni qualvolta si ritiene essere vittima di errori, anche rivolgersi a un giudice. Ad esempio per un vizio di motivazione, o una omessa indicazione del responsabile. In ogni caso quando a un contribuente viene recapitata una cartella di pagamento che risulta essere sbagliata, o addirittura vengono chieste somme già pagate, con un ravvedimento fatto di recente, il cittadino che vuole contestare il contenuto e la somma da pagare, può avvalersi dell’autotutela che è uno strumento utile sia per l’Amministrazione Finanziaria sia che per il contribuente. L’autotutela serve ad evitare il contenzioso, basterà una domanda in carta semplice per l’istanza segnalando l’atto per il quale si richiede l’annullamento con tanto di documentazione relativa e soprattutto i motivi per i quali il contribuente chiede l’annullamento della cartella.

La mediazione tributaria – Per le scadenze per cifre inferiori a 20 mila euro vale invece l’istituto della mediazione tributaria. In questo caso è inutile impugnare l’atto davanti alle commissioni tributarie, le quali prenderebbero in esame il ricorso per dire che lo stesso non può essere esaminato.

Annullamento automatico - Il “decreto del fare” ha portato anche una buona notizia per chi da anni vive contenziosi tributari per debiti di natura tributaria o di altra natura, sia per contributi Inps sia per multe, contravvenzioni stradali e sanzioni di vario genere. Dalla fine del mese in particolare tutte le cartelle esattoriali non pagate di importo non superiore a duemila euro, comprese imposte sanzioni e interessi, escluso l’aggio di riscossione, iscritte a ruolo prima del 31 dicembre 1999, devono essere annullate automaticamente. Bisognerà così stare attenti alle date di prescrizione delle cartelle, e se Equitalia insiste a esigere pagamenti di cartelle dopo tale scadenza significa che sta aggredendo il contribuente senza averne titolo.
Autore: Redazione Fiscal Focus

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